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La compagnia dell'anello Trekking nella storia

Sulle tracce di Pellizza da Volpedo

Un borgo nella storia

Vale la pena venire a visitare questo piccolo borgo in provincia di Alessandra a due passi da Tortona, per il grande interesse storico culturale e per la sua semplice bellezza. Inserito tra i borghi d’eccellenza grazie ad un centro storico  ancora  perfettamente conservato, ma soprattutto perché qui visse e lavorò il pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907) famoso per il quadro “il Quarto Stato” di cui una riproduzione in grande formato è situata in una delle piazze del paese. Da qui – grazie a 18 pannelli che riproducono altrettanti quadri, magnificamente contestualizzati – è possibile immergersi nelle atmosfere seguendo un itinerario che porta ad attraversare gran parte del paese invitandoci a guardarlo con l’occhio del pittore.

Il centro storico – mura

Il Quarto Stato in breve

Mi ha sempre affascinato questo quadro che ha un retroterra così importante e trovarcisi davanti proprio nei luoghi dove Pellizza dipingeva… – anche se è una riproduzione – beh è stato emozionante.

Realizzato tra il 1898 e il 1901 il quadro simbolo del proletariato che prende coscienza di sé e della sua forza venne subito apprezzato dalla stampa socialista che lo riproduce e lo utilizza per comunicare le istanze sociali e politiche dell’epoca ma nonostante gli sforzi del pittore viene esposto una sola volta a Roma nel 1907, nello stesso anno Pellizza si suiciderà. Nel 1920 il quadro viene acquistato per sottoscrizione pubblica ed esposto al Museo del Novecento di Milano. La fortuna del quadro crescerà nel tempo fino a diventare il simbolo della lotta di classe e della consapevolezza da parte del proletariato della necessità di lottare per i propri diritti civili e sociali.

Piazza Quarto Stato con la riproduzione del quadro – Foto Ugo Roffi

La genesi del Quarto Stato secondo Pellizza da Volpedo

«Tre anni or sono, io ero un socialista in buona fede: che vuoi? La miseria del proletariato mi commuoveva. Maturando le idee e pensando ai fatti di Milano [la repressione ordinata dal generale Bava Beccaris nel 1898], entrai invece in questa condizione che desidero esplicare con questo quadro: – I lavoratori sani, che ispirano una fermezza buona di carattere, dalla faccia robusta, dalla nerboruta persona, hanno essi pure il loro fatale andare. L’età dell’oro quando tutti, si narra, stavano molto bene, è però una bella età che si perde nel buio dei secoli e di cui il quadro accenna con un ragno di sole… Ma il lavoratore diventa, in seguito schiavo nell’età greco-romana, e tu vedi il cielo rannuvolarsi vedi poi una tetra nube incombere quasi sulla campagna, segno dell’età di mezzo, assai malagevole per il lavoratore: vedi poi quindi un sereno azzurro, simbolo de’ tempi che seguirono l’Ottantanove. La massa dei lavoratori che va via ingrossandosi procede serena, fiduciosa in un suo cammino nell’ora tarda del mattino, non ancora però sul meriggio: il meriggio verrà dopo per lei, in cui essa coglierà il frutto del suo lavoro, e, liberata dagli affari andrà a godere il bianco pane fragrante su la mensa apparecchiata. Il Quarto Stato poté essere quale io lo volli; un quadro sociale rappresentante il fatto più saliente dell’epoca nostra; l’avanzarsi fatale dei lavoratori…»

Il testo è tratto dal pannello espositivo sito in Piazza Quarto Stato a Volpedo

Il pescheto – Foto Ugo Roffi

Sentieri pellizziani

Nel 2011 l’Associazione Pellizza da Volpedo e il Comune di Volpedo in collaborazione con il CAI di Tortona e con l’Associazione Pietra Verde hanno realizzato due itinerari campestri ad anello (uno verde e uno rosso) sulle colline che circondano Volpedo che danno l’occasione di immergersi nelle atmosfere dei quadri del grande artista. 150 e 153 sono i numeri dei due itinerari entrambi ad anello che spesso si sovrappongono, soprattutto a causa della segnaletica che soprattutto una volta entrati nel bosco, tende a essere meno frequente. 

Inizio itinerario

Sulle colline tra i filari di pesche

Noi abbiamo scelto il 150 (itinerario rosso segnaletica CAI con cartellini a bande rosso -bianco-rosso) che parte dalla piazza Perino (piazza del Mercato della frutta) e si segue la segnaletica che porta fuori dal paese. Lungo il percorso si incontrano diverse riproduzioni di quadri di Pellizza, si segue la segnaletica fino ad abbandonare la strada asfaltata che va verso Pozzol Groppo per inoltrati lungo una strada campestre sopraelevata. Lontani dalle ultime case inizia a sentirsi il profumo della terra che è stata arata da poco, il paesaggio cambia, i colori si fanno più intensi, il marrone della terra, il verde dell’erba e il blu del cielo. E filari di alberi di pesche a centinaia, migliaia… e lì realizzi che è vero sei a Volpedo, famoso proprio per le pesche.

Panorama lungo il tragitto – Foto Ugo Roffi

A Volpedo, il trekking meglio in inverno

È vero pesche non ce ne è ma proprio la temperatura invernale (è il 19 febbraio) dà la possibilità di fare una bella escursione, quasi sempre esposta al sole e non troppo faticosa. Questi due itinerari mi sento di sconsigliarli in estate, visto che si sviluppano prevalentemente tra i campi da frutta e strade aperte.

Il piccolo borgo di Ca’ Barbieri in cime all’altopiano

Sentiero 150 o 153 questo è dilemma

Perdersi è difficile perché ci si riesce ad orientare abbastanza bene avendo quasi sempre la prospettiva del borgo. Pero devo dire che noi qualche difficoltà l’abbiamo avuta, infatti abbiamo seguito in parte il 150 e poi il 153… ne è venuto fuori un bellissimo trekking di quasi tre ore e mezza che rappresenta veramente un’immersione nei paesaggi pellizziani. Veniamo quindi all’itinerario così come l’abbiamo fatto noi.

L’escursione

Riprendiamo dal sentiero leggermente sopraelevato… si procede sempre dritti fino a quando inizia una salita dolce che procede fino ad arrivare ad un altopiano da qui si ammira un bel panorama, alle nostra spalle Volpedo, tutto intorno le colline del Monlealese. Si continua tenendo la sinistra, si scende leggermente fino ad arrivare al piccolissimo borgo di Ca’ Barbieri da poco restaurato dove si possono ammirare antiche abitazioni e casali. Arrivati qui si sbuca sulla strada asfaltata, si va verso destra, in questo punto si ritrova la segnaletica e si procede seguendo il 150 fino ad arrivare ad un bivio dove si abbandona la strada asfaltata e qui noi ci siamo persi. O meglio non trovando più la segnaletica del 150 ma solo 153 o 153 A abbiamo preso quest’ultimo svoltando quindi a destra e salendo leggermente. (Però a escursione finita e riguardando la mappa abbiamo pensato che forse , proprio in questo punto, se avessimo continuato ancora un po’ sulla strada asfaltata… forse avremmo ritrovato la segnaletica 150… ) Invece siamo entrati in un bosco che dallo stato della vegetazione non ci è sembrato molto frequentato, ci vuole quindi un pochino di spirito di avventura: si scavalca qualche albero caduto, ci si infila in qualche cespuglio… insomma niente di che… qua e là rispunta anche la segnaletica… sempre 153A si prosegue per un po nel bosco (circa un’oretta) fino ad incontrare un agriturismo e da qui inizia una lunga discesa su strada di cemento tra i campi e davanti a noi il borgo di Volpedo. Anello chiuso, con un po’ di avventura!

Uno dei pannelli espostivi lungo il percorso

Il ristoro

Visto che di pesche non se ne trovavano (se non sotto spirito) abbiamo deciso di spostarci qualche chilometro più avanti e a Tortona ci siamo consolati con un bel bicchiere di timorasso, vitigno eccezionale tipico della zona e una formaggetta di Montebore, eccellenza del tortonese. Entrambi consigliatissimi.

Campi – Foto Ugo Roffi

Itinerario provato il 20 febbraio 2023

Durata 3 ore mezza circa – Partenza e arrivo da Volpedo

Informazioni itinerario: link

Informazioni per visitare il borgo e il museo: link

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La compagnia dell'anello

Anello nell’Alta Valle Sturla

Genova, a due passi dal mare, un itinerario ad anello porta alla scoperta di alcuni borghi dell’Alta Valle Sturla. Facilmente raggiungibile anche con i mezzi pubblici, ha il pregio di iniziare in città e di portarci in breve nella natura.

Da Genova Apparizione, Premanico, Pomà, San Desiderio e poi si chiude l’anello, Premanico, Apparizione. Noi l’abbiamo fatto due volte sperimentando partenze e arrivi dalle diverse destinazioni e il consiglio è di partire da Apparizione e seguire poi l’itinerario per Premanico, Pomà, San Desiderio e chiudere l’anello quindi Premanico e Apparizione. 

Facendo il giro in questo modo si camminerà un poco di più all’andata per un percorso quasi sempre nel bosco, piacevole, vario e senza grandi pendenze. Il paesaggio è quello del primo entroterra genovese, caratterizzato da muri a secco, ulivi, orti, fasce abbandonate, castagni.

Apparizione, inizio sentiero, la mattonata da seguire | Foto Ugo Roffi

L’itinerario dura poco più di quattro ore (a seconda del passo, noi ce ne abbiamo messe 4 ore e 15 e siamo camminatori medi) da aggiungere le pause. C’è una fontana a Pomà dove potersi rifornire di acqua e poco più avanti a San Desiderio si può fare pausa nella Società Operaia. L’itinerario è ben segnalato: prima un cerchio con la riga (fino a San Desiderio) poi un quadrato (da San Desiderio a Premanico). Si parte, gambe in spalla!

L’anello di Premanico

Apparizione – Premanico (30 minuti) Si arriva ad Apparizione (Monte Fasce) dove si può posteggiare la macchina dal cimitero o poco più su; per l’itinerario si imbocca la scalinata di mattoni, via Crocetta di Apparizione che sale abbastanza ripida fino a che non si incontra sulla sinistra il segnavia – cerchio rosso con riga – che indica il percorso; si svolta a sinistra fino a che non si incontra un bivio, si sale a destra e poi a sinistra fino a raggiungere la strada asfaltata che porta al Monte Fasce, la si incrocia un paio di volte, quindi si va a sinistra e si imbocca un sentiero lasciando, finalmente, l’asfalto. 

Poco dopo essere entrati nel bosco si incontra questo rudere con evidente il segnale del percorso: cerchio rosso e linea

Si segue sempre il segnavia e poco dopo si incontra un bivio, si va a sinistra e poco dopo si svolta a destra sempre seguendo il segnavia e una serie di cipressi che si rincorrono lungo questa prima parte del tracciato, che comunque è ben segnalato.

Poco dopo le ultime case l’itinerario entra nel bosco. Si prosegue sul sentiero costeggiando il monte, senza particolari difficoltà, il tracciato è praticamente in pianura e in circa 40 minuti si arriva a Premanico. Sulla sinistra si trovano i ruderi di un antico oratorio, sembra sia il più antico della Liguria. Ci si trova ad un crocevia. Da questo punto si può scegliere se andare verso San Desiderio tenendo la sinistra o a Pomà prendendo il sentiero a destra. Avendoli percorsi entrambi il nostro consiglio è andare a destra verso Pomà. 

Ruderi dell’ antico oratorio a Premanico | Foto Ugo Roffi

Premanico – Pomà (1 ora e mezza circa) il sentiero è un pochino più impegnativo della precedente tratta, ma solo perché ha qualche sali scendi e in alcuni punti è esposto, è comunque piacevole anche se un passo sicuro è certamente consigliato. Si prosegue nel bosco addentrandoci nella valle e immergendosi nel verde e nel silenzio. Muri a secco, fasce abbandonate e ogni tanto qualche rudere sono i segni di un territorio coltivato sin dall’antichità. Pomà ci accoglie con un grande prato dove consiglio di fare sosta, visto che è presente anche una fontana con acqua potabile.

Nel bosco verso Pomà | Foto Ugo Roffi

Pomà – San Desiderio (30 minuti) Rifocillati e riposati si va in direzione San Desiderio – un altro percorso sale a Bavari, ma non l’abbiamo ancora provato (in programma prossimamente però) – quindi si scende costeggiando un rio e percorrendo la Via Crucis, (lungo il tratto si vedono le croci) e anche se non particolarmente impegnativo è meglio farlo in discesa… in circa mezz’ora si arriva a San Desiderio. Il borgo è molto carino e ci si può “perdere” tra le tipiche viuzze, ma vale la pena una breve visita alla Società Operaia (del 1902) molto accogliente e ben fornita. 

Una delle croci in legno lungo la Via Crucis da Pomà a San Desiderio | Foto Ugo Roffi

Si chiude l’anello

Molto più breve e facile è la strada del ritorno che in circa un ora e mezzo riporta ad Apparizione. Il segnale da seguire è un quadrato rosso, non è subito evidente, bisogna quindi, proseguendo dalla piazza centrale passare dall’altra parte del torrente e salire lungo una mattonata, via Mogge che incrocia due volte la strada asfaltata (via Terre Rosse), si sale sempre e si incontra il quadrato rosso che d’ora in poi si seguirà. 

La Società Operaia a San Desiderio

La seconda volta che si incontra l’asfalto bisogna scendere qualche metro a sinistra dove si vede una scalinata che entra nel bosco, la si imbocca e in poco meno di un’ora vi porterà a Premanico e poi da lì si torna sul sentiero fatto all’andata e in 30 minuti si arriva ad Apparizione.

Dettaglio lapide presso la Società Operaia

È un sentiero che si può percorrere anche nella stagione calda in quanto prevalentemente nel bosco. Non ci sono punti di ristoro, la Società Operaia non sempre è aperta.

Totale anello 15 km

Località di partenza/arrivo: Apparizione

Durata: 4 ore e 20 senza soste

Dislivello: 500 metri circa

Itinerario provato il 16 agosto 2020 e 18 aprile 2022

Per effettuare il percorso si consiglia di consultare guide e siti locali per essere aggiornati sulle condizioni del tracciato.

Lungo il sentiero, si intravedono i monti sopra Genova e la cava da Forte Ratti